lunedì 10 febbraio 2020

Oscar 2020

Ogni volta che vado al cinema, mi sento come se avessi un appuntamento a sorpresa con qualcuno sul quale ho riversato enormi aspettative, destinate, troppo spesso, ad essere deluse. Una questione romantica, insomma. 
Quest'anno però, ho avuto una fortuna quasi imbarazzante con questi appuntamenti al buio.

"Rocketman" ...and I think it's gonna be a long long time...

Risultato immagini per rocketman film
Tornavo in libertà vigilata dopo due mesi di stagione (dicesi "stagione" la fatica estiva presso locali gonfi di gente, che ti sequestrano la vita per qualche mese... e tutto il mondo fuori, eventi culturali inclusi). Ero stanca e volevo tornare a fare qualcosa che non avesse a che fare con la ristorazione. E' stato fantastico. Pensavo di non sapere nulla di Elton John, e infatti era vero, ma le sue canzoni erano nella mia vita molto più di quanto sospettassi.
Migliore canzone: I'm gonna love me again.


Joker, " I thought my life was a tragedy, but now I realise, it's a fucking comedy"
L'immagine può contenere: 1 persona, in piedi e spazio all'aperto
Fastidioso il pienone in sala, con tanto di vicini molesti, Phoenix nelle vesti di Joker, mi ha regalato una grande emozione, parzialmente prevista. Si è detto molto, forse troppo su questo film, che ha generato tifo da stadio. Infatti, non riuscivo a capire come sarebbe andata agli Oscar, viste le 11 candidature. Alla fine è stato premiato lui, come miglior attore protagonista, ed è sacrosanto. Leggo dal solito poveraccio di turno, che siccome non ha fatto il pienone di premi, allora non è un granché. Diciamo che la gara, come concetto, si addice meglio alle motociclette, alle macchine, ai palazzetti dello sport. Il cinema, in quanto settima arte, si basta da solo, quindi non ha bisogno di premi e statuette per acquistare valore aggiunto. Il suo valore prescinde. Quello è un di più. Una necessità che il mercato del cinema ha pensato di inventare per sminuirlo un pochino. Penso sempre a De André che provava del sano sconcerto alla sola idea della classifica e relativo primo posto che, in teoria, dovrebbe togliere qualcosa ai vari secondi e terzi.
Migliore attore.
Migliore colonna sonora.

PARASITE "you know that kind of plan never fails?"
Arriva l'oriente e ci catturerà.
Incollata al grande schermo fino ai titoli di coda, e poi la sensazione che difficilmente, dopo una tripletta del genere, ci sarebbero state altre vette di questo tipo nella mia stagione cinematografica.
Cercando su Google, alla voce "Parasite" compaiono: Notizie sul film ed animaletti strani, che sappiamo essere spiacevoli e molesti.
Dice il dizionario:
Parassiti: Aggettivo e sostantivo maschile
In biologia, qualsiasi organismo animale o vegetale che viva a spese di un altro; frequente come agg. : insetti p., piante p.; organismo p.; nell'uso comune, spec. per indicare qualsiasi insetto parassita dell'uomo (come il pidocchio, la cimice, la pulce).
E' l'eterna storia dei ricchi e dei poveri, dei furbi e degli idioti, dei belli e dei brutti, del bene e del male, del basso e dell'alto, e in mezzo ci sono scale, le scale sociali, le scale e basta, che servono a salire o a precipitare, e poi c'è il cinema, linguaggio, a partire dal colore, passando per le interpretazioni, i setting, le musiche, l'atmosfera, il senso profondo, che ti avvolge come un incantesimo e che un po' ti sfugge.
Considero "film straordinario" ciò che ti porti a casa, e che continua a camminare con te a distanza di tempo. Il mio è uno "straordinario" soggettivo, evidentemente, ma è bello sapere che anche per chi ha fatto del cinema il suo mestiere, questo sia il film più degno di nota. Quanto a me, ribadisco, non amo le classifiche, quindi nessuno sottrae nulla a nessuno, ma è bellissimo sapere che hanno vinto loro.

Miglior film
Migliore regia
Migliore film straniero
Migliore sceneggiatura originale.


mercoledì 15 novembre 2017

Gian Maria Volonté, un attore contro.

"Che ne resti la memoria, era tutta la mia vita"
 "Lo sguardo di Ulisse"1995 
Di Theo Anghelopolus
 
“Quante volte noi ci chiediamo: Che cos'è un attore? Nei riguardi della rappresentazione l’attore è la materia per mezzo della quale si manifesta lo spirito dell’autore, la materia più nobile o come tale la più ribelle. Materia umana, materia autonoma; strana contraddizione in termini: ma la realtà e se vogliamo, il dramma dell’attore, è proprio in questa contraddizione: Essere materia, cioè dover subire un’impronta del genio altrui, essere autonomo, cioè soffrire di questa imposizione o goderne, che è un po’ lo stesso” Orazio Costa. La regia teatrale. 1939
Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto.
Elio Petri. 1970

"Il suo infinito talento nasceva da una congenita insicurezza 
mascherata di aggressività. 
L'impressione finale è che lui non si amasse.
 Non quanto l'amavamo noi" 
Gianni Amelio parlando di 
Porte aperte
Una breve premessa... 
In questi ultimi cinque anni ho avuto il privilegio di  far "nascere" il cinema, ogni inverno, ripercorrendo le sue storie ed i suoi aneddoti. Accadeva il mercoledì, alle 21:00, in un'ampia stanza d'altri tempi situata nell'ultimo piano di uno stabile antico, con soffitti affrescati. Ero insieme a persone che, col freddo e con la pioggia, così come con la luna piena, cenavano in gran fretta e venivano a farmi compagnia, concedendomi di decidere, in modo forse poco democratico, di cosa avremmo parlato. Ufficialmente si chiamano "corsi", ma non amo come suona. Da un corso ci si aspetta tutto un assetto accademico che qui  mancava. Mancava l'urgenza degli esami, il bisogno di rispettare il programma, e così mi è parso logico andare incontro alle esigenze dei partecipanti. Non sempre facilissimo, soprattutto per chi veniva senza un grande interesse per l'argomento, ma è la parte forse più stimolante di questo tipo di situazioni. Ho cercato di smuovere molle, di azionare curiosità verso l'argomento, che forse è ciò che bisogna aspettarsi da questo tipo di situazioni, e per qualcuno so che ha funzionato.

Naturalmente ritengo di dover ringraziare chi mi ha permesso questa esperienza ormai giunta al termine che per me, persona, è stata davvero importante. Sedersi davanti ad estranei che si aspettano "sapienza" mi è parso un concetto impegnativo da gestire, ma l'ho fatto con serietà ed impegno, perché le cose che amo, le faccio così, e naturalmente il clown che c'è in me è venuto fuori con prepotenza quando qualcuno cedeva alla tentazione della pennica. Hanno anche riso. 

Quest'anno il programma, qualora il corso si fosse tenuto, sarebbe stato interamente focalizzato su Gian Maria Volonté. 

Ho trascorso del tempo, durante l'estate e nei messi appena passati,  leggendo libri, guardando film ed interviste sul tema, ed è stato bellissimo ripercorrere le orme di Gian Maria Volonté provando nostalgia per qualcuno che sento molto vicino ma anche irrimediabilmente lontano.

Un ragazzo di vent'anni mi ha detto di non aver mai visto nessun film di "questo attore". Ripensandoci, ho realizzato che Volonté sta al piccolo schermo come io sto alla palestra, quindi per chi usa la televisione come unico punto d'incontro col cinema, Volonté non è mai morto, perché, semplicemente, non è mai nato. Mi dispiace enormemente e vorrei che gli fosse in qualche modo resa giustizia. 

Da_ Un attore contro. Libro/documentario. 

Il mio viaggio nel mondo di Volonté parte dalla fine, dalla parola non detta, dal film che non ha potuto finire perché è morto. Aveva soltanto 61 anni quando si è spento. Era sul set di Theo Anghelopolus col quale stava girando il film: “Lo sguardo di Ulisse” (finché dura, lo trovate su  you tube in versione integrale. Trovate il link a fine post). Era il 6 dicembre del 1994. La sera prima, racconta il regista, Volonté se ne stava solo, in fondo all'autobus che li riportava in albergo e lì beveva vino e cantava le canzoni della sinistra italiana in un tempo in cui, col senno di poi, sembrava già utopia parlare di sinistra come Volonté la intendeva. Forse quel brindare fra sé e sé, cantando, era un modo artistico di congedarsi dalla vita, ma non poteva sapere che stava girando il suo ultimo ciak. Se è riuscito a rendersi unico anche in questa occasione, è solo perché come l’Ulisse che dà il titolo al film, Volonté indossava il senso epico del personaggio che emerge e che brilla anche in mezzo alle folle per grandezza e per senso del viaggio, alla scoperta del nuovo, alla scoperta di se stesso, lottando contro i mostri e contro le paure che diventano il recinto e poi il limite invalicabile di tanti antieroi.

Il titolo del post è desunto da un breve dialogo registrato per il film nel quale l’attore interpreta il ruolo del vecchio direttore della cineteca di Sarajevo, che si affanna a salvare quel che può, in termini di cultura filmica, dalla guerra che incombe. Il compito del custode è di fare in modo “che ne resti la memoria”, perché se è vero che, come recita il suo personaggio: “era tutta la mia vita”, non è sbagliato dire che quella vita era anche la nostra, e con essa, il dovere di memoria. L’abbiamo vista scorrere in pellicola quella vita, alle prese con molteplici mutazioni che fanno pensare ai camaleonti quando assumono il colore del sasso per confondersi ad esso, ma fanno pensare anche alla più volgare schizofrenia. Un attore di talento indossa le vite degli altri fino a dimenticarsi di sé, e quando arriva a somigliare ai suoi personaggi anche fisicamente, allora qualcosa di importante è avvenuto. Pia degli Esposti parla di Volonté come di un matto, ma lo dice con occhi ammirati. E’ un’idea di follia che pone enfasi sulla lucidità estrema, sulla coscienza che spetta a pochi illuminati, che leva dal tran tran delle vite quotidiane. Lui era altro, e che lo si odiasse o lo si amasse, era impossibile non farci caso.

Volonté è nato come attore di teatro, sin da giovane ha recitato per il piccolo e per il grande schermo e prestissimo ha conosciuto il grande successo, senza mai montarsi la testa. Volonté ha prestato i suoi connotati a personalità molto diverse fra loro, come Caravaggio, Giordano Bruno, Aldo Moro, da lui interpretato in due film diversi al punto che a fatica si ritrova una consonanza fra l’attore ed il personaggio, che è sempre Aldo Moro, ma che è raccontato rispettivamente, come vittima di un sequestro da parte delle brigate rosse, quindi come uomo lasciato solo dalle istituzioni e condannato a morire, e poi nelle vesti di democristiano, quindi di uomo politico che era parte dell’ingranaggio. Volonté è stato anche un commissario al di sopra di ogni sospetto, è stato un operaio vittima del sistema di produzione, è stato Lucky Luciano, il “cattivo” che fece tremare chi lo vide come se si fosse trattato di quello vero, tanto gli somigliava. E’ stato Sacco ed anche Vanzetti, ha infatti recitato entrambi i ruoli, uno a teatro, da ragazzo, uno al cinema, da grande.  Nella versione filmica, finita la ripresa del suo discorso davanti ai giudici, il regista era sollevato all'idea che fosse buona la prima, tanto Volonté si era preparato, ma dovette ripetere la scena perché solo alla fine si accorse che una delle guardie, dietro all'attore, piangeva emozionato per ciò che Volonté stava dicendo. La sua fama iniziale deriva da fiction tv come “L’idiota” di Dostoevskji che raggiungevano in prima serata, buona parte degli italiani, la sua notorietà internazionale, la deve almeno in principio, ai famosi spaghetti western, anche se la lista dei suoi ruoli di successo sarebbe troppo lunga per pensare di elencarla qui.

Più di ogni cosa, Gian Maria Volonté è stato figlio del suo tempo, un attore contro, calcando il titolo del bellissimo “Uomini contro”, sull'assurdità della guerra. E’ stato un attore-interprete, un uomo definito spesso difficile, ingestibile, tuttavia, sono stati in molti ad amarlo fino alla venerazione, così come molti l’hanno detestato di un astio sincero. Fra quelli che l’hanno amato, penso ad Ennio Fantastichini di cui ho apprezzato le abilità attoriali nel film “Porte aperte”dove scoprivo con uno strano stupore, un interprete che, in fondo, non sospettavo neppure. Ho avuto modo di vedere la registrazione del commovente discorso di addio di Ennio a Gian Maria, e mi è scesa una lacrima. In piedi, in lacrime davanti al feretro, conclude il suo saluto con un banale: “Ciao amore” chiaramente detto col cuore, così come è evidente la sua stima per il collega ogni volta che ne parla nelle svariate interviste. Penso infine che abbiamo avuto attori di grande talento in Italia, ma il solo che mi appare morto davvero nelle intenzioni di chi manovra i fili del piccolo e mediocre schermo, è soltanto lui, Gian Maria Volonté, oso dire, il migliore.

Allego il link al bellissimo monologo tratto dal filmSacco e Vanzetti, di cui parlavo poco fa. Il problema dei link su you tube, è che hanno vita breve, quindi ad un certo punto potrebbe oscurarsi, ma basta scrivere qualche parola chiave sul motore di ricerca google, ed in qualche modo, si può arrivare ai contenuti cercati.  

"Non lasciatemi al buio, voglio stare davanti al mare" queste le intenzioni di Volonté riportate dal medico Antonio Severini. La sua tomba si trova nell'isola della Maddalena, di fronte al mare.


lunedì 31 luglio 2017

Jeanne Moreau

La verità è che non è morto nessuno. 

Jeanne Moreau

 
Per noi che l'amiamo, Jeanne Moreau è uno degli altri nomi della pellicola, possibilmente in bianco e nero, perché è così che il cinema si è meglio impresso nel nostro immaginario, raccontandoci il riflesso della vita. 
Qualsiasi cosa accadrà nel mondo, lei rimarrà per sempre la bellissima Kate che corre vestita da uomo e che farebbe di tutto per battere i due amici antagonisti. 
Per quanto mi riguarda, nessun'altra pellicola ha saputo raccontare meglio quei momenti di pura spensieratezza che accadono fra una cosa terribile e l'altra. 
Jeanne raccontava in un'intervista, che le è capitato spesso di essere riconosciuta per strada da perfetti estranei di ogni età e nazione per quel meraviglioso film, che senza esitare l'abbracciavano e le dicevano "merci", e se mai l'avessi incontrata, sarei stata una di loro. 

Bella da rimanere male quando era giovane, anche se il meglio della sua bellezza l'ha mostrato da grande, lasciandosi invecchiare con la serenità delle persone che non temono il tempo e che certi ruoli li hanno "recitati" anche nella vita reale.

Qui di seguito un pensiero di François Truffaut per Jeanne. 
"Jeanne emana una sorta di autorevolezza morale. E' molto fisica, molto carnale, ma non trasmette alcuna lascivia sullo schermo. E' come l'amore, non come il libertinaggio. Conoscendola, si scoprono in lei qualità maschili quanto femminili che vanno al di là dei ragionamenti laboriosi degli uomini e della civetteria delle donne"


Parigi, 23 gennaio 1928 
Parigi, 31 luglio 2017 

sabato 13 febbraio 2016

Le correnti gravitazionali

...lo spazio e la luce per non farti invecchiare... 


Albert Einstein, Charles Chaplin
Ho letto diverse varianti di questo scambio di battute, comunque:
Einstein a Chaplin:
"Quello che più ammiro nella vostra arte è la sua universalità. Non dite una parola, e nonostante ciò tutto il mondo vi comprende"
"E' vero" replicò Chaplin "ma la vostra gloria è ancora maggiore; il mondo intero vi ammira, anche se nessuno vi capisce"
Tutta la mia conoscenza sulle "correnti gravitazionali" comincia (e finisce) con Battiato e alla sua cura, inutile dire che le cose grandi del cosmo si nascondono ai miei occhi come se neppure esistessero, e non so dire quanto me ne dispiaccia, ma si chiamano limiti perché oltre, così dicono, c'è l'infinito, ed è accessibile solo a chi i limiti li supera.
Albert Einstein, tedesco, nato nel secolo XIX da famiglia ebrea, finito poi in America, genio e, come da copione, "incompreso", arriva ad intuizioni che oggi, a più di 60 anni dalla sua morte, vengono confermate. Ciò enfatizza ulteriormente il suo genio, e "relativizza" noi del duemila e più.
"Ipotizzate un secolo fa dalla teoria della relatività di Albert Einstein, le onde gravitazionali sono le vibrazioni dello spazio-tempo provocate da fenomeni molto violenti, come collisioni di buchi neri, esplosioni di supernovae o il Big Bang che ha dato origine all'universo.
Come le onde generate da un sasso che cade in uno stagno, le onde gravitazionali percorrono l'universo alla velocità della luce creando increspature dello spazio-tempo finora invisibili. Poiché interagiscono molto poco con la materia, le onde gravitazionali conservano la 'memoria degli eventi che le hanno generate."
In questo link, un articolo della rivista on line de: Il messaggero. 


Qui invece un link dedicato a Chaplin: "La vita è troppo bella per essere insignificante" 
Questo post deriva dall'altro mio blog: www.lestanzeletterarie.Blogspot.com 

martedì 22 settembre 2015

bergonzoni - film ideale

giovedì 2 aprile 2015

George Méliès

Il mago del cinema.
Promuovo volentieri il canale you tube di "Paolino Cinema", perché lo merita. 
Qui: Georges Méliès - Pioniere della storia del cinema. 
Buona visione.

NB: Si pronuncia Méliès (inclusa la esse finale, per via dell'accento sulla "è",
dunque nessun errore.) 

mercoledì 11 febbraio 2015

A come Srebrenica

Non "l'arte per l'arte", ma "l'arte per il progresso" disse Victor Hugo.
Continuo a trovarlo sensato.

Roberta Biagiarelli 

"L'empatia  è un concetto scientifico, che nasce in psicologia e in estetica tra diciannovesimo e ventesimo secolo. Vischer e poi Lipps parlavano di "einfühlung", poi tradotto in inglese come "empathy", e il concetto veniva applicato all'inizio anche al godimento estetico, per cui apprezzare una certa forma voleva dire, per così dire, vivere quella forma stessa come fosse parte del nostro corpo: così una colonna sottile che regge un grosso capitello può suscitare un senso di disagio, di squilibrio, di sforzo, e l'inverso avviene con una colonna ben proporzionata che ci fa vivere un senso di leggerezza. Per empatia si è condotti a provare, nel nostro intimo, lo stesso sentimento o sensazione che prova un altro" 

Queste le parole usate da Umberto Eco sul giornale "L'espresso", per raccontare il significato della parola "Empatia". 

Ho voluto riportare la citazione nella sua interezza, perché non trovo un modo più esatto per raccontare ciò che ho vissuto con gli amici dell' Unitre, assistendo alla rappresentazione dal vivo di "A come Srebrenica" di Roberta Biagiarelli e per quante altre cose belle ci potranno capitare, questa ci rimarrà in memoria più a lungo, perché non era prevista da nessun programma, perché per noi, che negli ultimi due anni abbiamo parlato di cinema, era un  "fuori tema", e perché... si. 

Roberta come attrice, la penso "invadente", nel senso che sa entrare dentro le persone e ci rimane anche a distanza di tempo, per la bellezza del suo sguardo, per l'energia che impiega nella recitazione, per la scelta accurata di soggetti che narrano storie parlando di storia, e che, partendo dall'arte del teatro, si trasformano mano a mano, in qualcosa di singolarmente pratico ed efficace: mucche, trattori, utensili, dunque latte, formaggio, carne, coltivazioni varie, quindi ...vita, lì dove vent'anni fa, una guerra vile ed indegna (non lo sono tutte?) ha cercato di distruggere ogni cosa, e ci è quasi riuscita. La guerra era quella dei Balcani, il luogo, Srebrenica. 

Ho già parlato dello spettacolo in questo altro mio post (Link) 
ed allego il link alla sua associazione culturale: BABELIA PROGETTI CULTURALI 

A come Srebrenica è il titolo dello spettacolo teatrale - link.  al video promozionale. 
Souvenir Srebrenica è il titolo del video documentario - Link- al video promozionale. 

La transumanza della pace è invece il progetto di portare mucche ed utensili a Srebrenica, così che ci siano possibilità concrete per i sopravvissuti al genocidio. 
Link alla pagina Babelia sull'argomento: -link-

Potete versare  il vostro contributo  a: Banca Suasa – Credito Cooperativo
Filiale di Mondolfo (PU) c/c intestato a BABELIA & C.
Codice IBAN: IT 19 S 08839 68390  000030131979

Vi invito a condividere il link di questo sito sulle vostre home, vi invito a consultarlo, a parlarne con gli amici, ad andare ad un suo spettacolo se vi capita, e se potete, vi invito a dare una mano per l'acquisto di altre mucche, altri utensili, altri trattori, che si traducono in altra vita per chi a Srebrenica cerca di sopravvivere.  



"Roberta Biagiarelli ci mostra con sguardo onesto, senza compiacersi del fare cinema, una piccola storia di transumanza che la poesia del suo narrare trasforma in epopea. E’ la scoperta che le genti semplici si riconoscono nella solidarietà e che tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri. Ed è così che Gianni Rigoni Stern, attraverso il suo esempio, ci testimonia che la pace è un bene di cui tutti possiamo renderci testimoni."
Ermanno Olmi
Asiago (VI), 31 giugno 2012